L'intervista - Dr. Leonardo Patané
Il suo ruolo è di “senior consultant” al Centro Cuore di Pedara. Lo stesso ruolo di Maurizio Gentile, l’ultimo nostro intervistato in ordine di tempo. Ma la figura del dott. Leonardo Patanè ha una caratteristica che la rende particolare. Leonardo Patanè è il cardiochirurgo siciliano più longevo visto che ha iniziato la sua attività nel lontano 1976 all’ospedale Ferrarotto di Catania, a soli 24 anni, ed è tutt’ora in attività nella struttura pedarese del gruppo Morgagni.
Dott. Patanè in che consiste esattamente il suo ruolo al Centro Cuore di Pedara?
“L’espressione inglese dice esattamente che sono un consulente anziano. Significa che metto la mia esperienza a disposizione dei colleghi più giovani. E comunque continuo ad operare”.
Adesso vorrei chiederle una cosa un po’ particolare. In molti si chiedono, anche noi ce lo chiediamo, cosa è accaduto per quel che riguarda i trapianti di cuore. Catania tra gli anni 70 e 80 balzò agli onori della cronaca nazionale per il gran numero di trapianti effettuati. Proprio al Ferrarotto dove lei lavorava e muoveva i primi passi da cardiochirurgo. Oggi in Sicilia, a Catania, di trapianti non si parla più. Cosa è accaduto?
“I trapianti per loro natura non sono un intervento particolarmente complicato. L’operazione è normale, certamente non semplice, ma come tante altre operazioni. Ma il trapianto è una vera bestia dal punto di vista organizzativo. Noi qui al Centro Cuore saremmo anche in grado di farli ma la legge vieta i trapianti nelle strutture private. A Catania ci fu il boom al Ferrarotto negli anni 70 e 80 perché in quella struttura pubblica c’era un’equipe formidabile, anche e soprattutto dal punto di vista organizzativo.
Venticinque anni al Centro Cuore di Pedara, in pratica dalla nascita della struttura ad oggi. Quali sono i suoi ricordi più belli?
“Al Centro Cuore ho trovato la mia vera dimensione: di uomo, di medico e di chirurgo. In pratica ho realizzato il mio sogno, il sogno della mia vita. Ricordo in particolare, come fosse ieri, l’aprile del 1996. In quel mese il Centro di Pedara ricevette l’accreditamento da parte della Regione. Un riconoscimento per quel gruppo di quarantenni che eravamo, che avevano scelto il privato e lasciato il pubblico, un riconoscimento soprattutto alla lungimiranza progettuale del prof. Salvatore Castorina. Fu quello davvero uno dei momenti più belli e importanti della mia vita”.
I momenti belli purtroppo spesso si associano a momenti brutti…
“Sì, è vero. E il momento più triste che ho vissuto durante la mia lunga attività di medico è stato quando nel 2002 ho dovuto rinunciare, per motivi organizzativi, alla cardiochirurgia pediatrica. Per me in quei tempi era fantastico avere a che fare con bambini, spesso con neonati. Ne ho salvati tanti, ho ricordi bellissimi. Ancora oggi incontro pazienti che a quei tempi erano piccolissimi e che oggi sono uomini che conducono una vita normale. Era il mio sogno che purtroppo si è infranto e che ha lasciato dentro di me un vuoto incolmabile”.
L’ho chiesto a tutti i suoi colleghi che in questi mesi ho intervistato. Parliamo della sua famiglia.
“Una famiglia normalissima. Sono felicemente sposato e ho quattro figli, due maschi e due femmine. Le ragazze stanno seguendo la mia strada: una lavora come emodinamista qui al Centro Cuore di Pedara, l’altra sta completanto gli studi di Medicina. I ragazzi invece hanno scelto strade completamente diverse. In grande è dottore in Economia ed è sempre in giro per il mondo. l’altro è un mateamatico. In questo momento è ad Oxford...”
E infine, dott. Patanè, i suoi hobby, le passioni.
“Ho un solo grande amore, una sola grande passione: il mare. Per me il mare è il vero completamento della mia vita, dopo la famiglia e il lavoro. Amo navigare, sentire il profumo delle onde, confrontarmi con l’immensità. Tra me e il mare c’è amore vero...”
GIGI MACCHI