Un approccio sistemico
Se a far male non è un muscolo, né le vertebre, né il tendine operato, ma quando sembra che ostile e doloroso sia tutto il mondo che sta fuori di noi, serve un approccio sistemico: un metodo di intervento che sappia abbracciare – con delicatezza e sicurezza – ogni fragilità, per costruire con il paziente un percorso di benessere personalizzato.
“Eterni bambini” li chiama con affetto il dott. Salvo Scebba, direttore sportivo del Chek Point Morgagni che, tra i suoi programmi offre anche un percorso riabilitativo in acqua, studiato espressamente per le persone affette da sindrome autistica.
Scebba: la terapia che sembra un gioco
“Il nostro successo è vederli sorridere – spiega il responsabile della “Piscina Salute” che è anche Day Hospital per la riabilitazione motoria con la direzione medica della dottoressa Debora Sanfilippo – e c’è grande soddisfazione nel vederli ritornare con gioia ogni settimana per fare gli esercizi in acqua con la stessa attesa e la stessa leggerezza del gioco. Nel loro mondo chiuso, la nostra terapia è una finestra attraverso la quale si permette l’accesso allo scambio relazionale”.
Prima il relax, poi la riabilitazione
Tre corsie regolamentari, due vasche, acqua sempre riscaldata fino a 34°, ed enormi vetrate che si affacciano sul mare, sono il luogo ideale per rilassarsi, per sentirsi al sicuro accanto ad operatori qualificati, e per sperimentare vie alternative di benessere.
“Si chiama esattamente Terapia Multisistemica in Acqua (TMA) – Metodo Caputo, ed è un approccio di cura riabilitativo globale che utilizza l’acqua come attivatore emozionale, sensoriale e motorio”, spiega il dottore Salvo Scebba, che ora applica gli anni di docenza universitaria in Scienze motorie, quelli come allenatore e i traguardi sportivi personali a nuove sfide, come questa ai disturbi relazionali.
Non solo l’autismo o la sindrome di Asperger possono essere trattati con ottimi risultati con questo metodo, ma anche tutti gli altri disturbi comportamentali legati al sistema senso-motorio e motivazionale.
Il metodo personalizzato
I benefici dalla “TMA – Metodo Caputo” derivano dal fatto che non si usano mai formule preconfezionate, ma per ogni paziente è costruito un percorso mirato che parte dalle caratteristiche personali di ognuno che, non solo vengono rispettate, ma addirittura vengono utilizzate come leva preziosa per aprire gli spiragli nell’integrazione.
Si osservano i dettagli, si lanciano piccole proposte, si assecondano i movimenti e si usa la tecnica del “rinforzo psicologico”. In acqua, dove naturalmente si attivano le percezioni piacevoli e si sperimenta quasi un ritorno al grembo materno, gradualmente i fisioterapisti, i kinesiologi, gli istruttori di nuoto della società 4Spa – che ha affidato il compito di coprire le necessità di fitness e wellness della piscina – conquistano la fiducia dei piccoli e la indirizzano verso un percorso di cura personalizzato.
Non solo per i più piccoli
“Attualmente stiamo trattando 50 bambini con questo approccio sistemico: alcuni hanno solo 3 anni, altri sono già adolescenti o giovani adulti, ma è importante cominciare il trattamento prima possibile, appena c’è la diagnosi.
Scegliamo di lavorare con piccoli gruppi, tre giorni a settimana, in diverse fasce orarie – spiega il dott. Salvo Scebba, che nella piscina del Chek Point Morgagni, grazie alle speciali attrezzature per facilitare l’accesso e alla totale assenza di barriere architettoniche, prepara anche atleti paralimpici – e non lavoriamo soltanto con gruppi omogenei. Abbiamo sperimentato infatti, e con successo, varie forme di integrazione con bambini che frequentano la piscina senza la necessità di programmi speciali: il nostro obiettivo è l’integrazione sociale e allora puntiamo a favorire gli scambi relazionali, che in realtà sono una conquista che fa bene indistintamente a tutti”.
Maria Torrisi
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