Intervista al Dott. Leonardo Patanè – Interventi cardiochirurgici senza sangue
Interventi chirurgici effettuati senza trasfusioni di sangue è quanto riescono a fare i membri dell’équipe del Dott. Leonardo Patanè, cardiochirurgo del Centro Cuore Morgagni, che opera da anni insieme al Dott. Giuseppe Laudani anestesista rianimatore.
Sono moltissimi gli interventi che vengono effettuati seguendo il Pbm(Patient blood management), seguendo il protocollo del Ministero della Salute che, dal 2015, secondo le linee guida dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), stimola i medici a ridurre il più possibile l’uso di sangue (allogenico) in campo chirurgico e, se possibile, a non utilizzarlo affatto nelle operazioni chirurgiche.
Questo per noi rappresenta, una garanzia di prevenzione di eventuali conseguenze che si potrebbero contrarre in sede di trasfusione. Come ci illustra il Dott. Leonardo Patanè “Ci ha progressivamente uniti la convinzione che la scelta del paziente sulla tipologia delle cure sia assolutamente da rispettare e che la chirurgia senza utilizzo di sangue ha dei lati decisamente positivi:
Si riducono i costi e le possibili reazioni infiammatorie e protrombotiche delle trasfusioni. In particolare, si possono ottenere risultati migliori soprattutto nei pazienti più fragili e con co-patologie”
Da quanto tempo e quanti interventi senza sangue ha operato?
Abbiamo iniziato la chirurgia senza impiego di sangue su pazienti testimoni di Geova alla fine degli anni 80 presso la divisione di cardiochirurgia dell’ospedale Ferrarotto dove lavoravo all’epoca. Erano casi sporadici e non avevamo ancora dei protocolli ed una routine ben stabilite. Siamo riusciti a standardizzare le procedure nella prima metà degli anni 90 quando abbiamo iniziato ad operare presso il centro cuore Morgagni. Da allora abbiamo eseguito una media di 15 procedure l’anno (cateterismi cardiaci e coronarografie, interventi percutanei transcatetere, procedure di elettrofisiologia, interventi chirurgici a cuore battente, interventi chirurgici a cuore aperto in circolazione extracorporea). I pazienti trattati ad oggi sono circa 500.
Che tipo di interventi possono essere operati senza sangue?
In chirurgia tutti gli interventi, in linea teorica, potrebbero essere eseguiti senza utilizzare sangue o derivati ematici, previa valutazione delle condizioni del paziente. E’ molto raro che si debba rifiutare di eseguire un intervento senza sangue a causa delle gravi condizioni pre esistenti o a causa di una grave anemia pre–operatoria.
Cosa vuol dire, nel concreto, “chirurgia a risparmio di sangue”?
Chirurgia a risparmio sangue o meglio chirurgia senza sangue significa eseguire l’intervento, la fase pre-operatoria e post operatoria senza utilizzare sangue ne’ derivati del sangue come il plasma o le piastrine. In alcuni casi, a discrezione della scelta del paziente, si possono utilizzare le soluzioni di plasma artificiale, albumine, immunoglobuline.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario:
a) preparare il paziente nella fase pre–operatoria con somministrazione di ferro, folina, ed eritropoietina in modo da aumentare il numero dei globuli rossi ed il valore dell’emoglobina e curare un’eventuale anemia pre-operatoria. Tale fase può durare a volte diverse settimane e non è applicabile nei casi da operare in urgenza.
b) Durante la fase operatoria, subito dopo l’induzione dell’anestesia è possibile praticare in molti casi una autotrasfusione senza interrompere la continuità tra il circuito di prelievo e il paziente (qualora il paziente Testimone di Geova lo richieda). Durante l’esecuzione dell’intervento stesso il sangue è recuperato con tecnologia che permette di aspirarlo, centrifugarlo, separare e lavare i globuli rossi che andranno re–infusi al paziente. L’emostasi chirurgica sarà meticolosa.
c) Nel decorso post operatorio andranno attentamente monitorate le eventuali perdite ematiche dai drenaggi ed un eventuale sanguinamento prontamente corretto farmacologicamente o con riapertura del sito chirurgico e conseguente emostasi, l’arresto del sanguinamento. I prelievi per i controlli di laboratorio saranno ridotti al minimo indispensabile. Si continua la terapia infusionalecon ferro e si continua la somministrazione dieritropoietina. Come e più che in altri casi chirurgici l’alimentazione deve essere ripresa il prima possibile.
È una tecnica praticabile in tutti i pazienti che lo richiedono espressamente?
Si tratta di una tecnica impegnativa in tutte le sue fasi, ma praticabile in tutti i pazienti. L’impegno è massimo nei pazienti testimoni di Geova per venire incontro alle loro forti motivazioni religiose. Negli altri pazienti l’attenzione e lo stress dell’équipe è minore poiché in caso di necessità è possibile ricorrere, anche se limitatamente, a trasfusioni.
Giurisprudenza e codice deontologico, il medico deve salvare vite umane ad ogni costo o rispettare la volontà del paziente?
Dal punto di vista deontologico ritengo che il medico debba assolutamente rispettare la volontà del paziente sulla scelta delle cure. Il paziente, Testimone di Geova o non Testimone, prima dell’intervento dichiara in un apposito modulo di consenso informato la sua espressa volontà a non accettare trasfusioni di sangue o derivati. Questa dichiarazione ha valore giuridico e protegge la condotta del medico da eventuali recriminazioni. La legge n. 219/2017 DAT statuisce quanto segue: “Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale” (art. 1, comma 6). La legge 2019 è entrata in vigore il 31 gennaio 2018 e sancisce le “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Come richiamato all’articolo 1 la Legge 219 “tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge”, nel rispetto dei principi della Costituzione (art. 2, 13 e 32) e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Quanto è rischioso un intervento senza sangue?
La grande maggioranza degli interventi sul cuore possono essere eseguiti senza sangue e senza rischi aggiuntivi, anzi con benefici accennati prima, ancora più evidenti nei pazienti anziani, fragili e con insufficienza renale o respiratoria. Perché ciò si realizzi è indispensabile che il lavoro di tutta l’equipe diventi un’attività di tipo artigianale e non di routine con un maggiore impegno temporale ed una maggiore concentrazione sul singolo paziente. Necessaria la condivisione di protocolli terapeutici. È anche vero che quando l’intervento si prevede o si dimostra ad alto rischio emorragico non sempre le attuali tecnologie consentono di mantenere un buon livello di emoglobina circolante nel sangue. In questi casi si evidenzia la differenza tra pazienti testimoni di Geova nei quali non si può assolutamente trasfondere e i pazienti non testimoni di Geova che preferiscono evitare le trasfusioni. In questi ultimi casi, se costretti si potrà trasfondere del sangue che si è già preparato prima. Bisogna però aggiungere che gli interventi che si complicano per grosse emorragie hanno di per sé una alta percentuale di complicanze e mortalità post operatoria, anche se si utilizzano le trasfusioni.
Ritiene che questa procedura possa essere applicata in qualunque specialità?
La nostra esperienza si riferisce all’ambito cardio vascolare.
Può prenotare e/o richiedere info al Centro Cuore Morgagni cliccando su questo link:
https://policlinicomorgagni.it/it/richiesta-prenotazione-pd
Dove ci troviamo: Via della Resistenza, 31, 95030 Pedara
Intervista a cura di Emilia Campanile
Come possiamo aiutarti oggi?