CORONAVIRUS, FRA PAURA E VOGLIA DI NORMALITA’
Giorni di apprensione a Catania, come in tutta la Sicilia e in tutta Italia. Giorni impegnativi perché l’ombra del Coronavirus sta costringendo tutti noi a stili, ritmi di vita diversi dal solito. Si combatte un nemico invisibile che ci costringe a stare lontani l’uno dall’altro, a non frequentare luoghi affollati, ad evitare le uscite senza motivo, anche se solo per una passeggiata.
Giorni in cui ci è praticamente imposto dal Governo di stare a casa, a gaurdare la televisione o a fare le parole crociate. Beh, se non è proprio paura è attenzione a questa pandemia che sta facendo migliaia di contagi e che, ci dicono gli scienziati, ancora non ha raggiunto il suo picco.
La Sicilia fino a qualche giorno fa sembrava un’isola felice, oggi il numero dei contagi anche nella nostra regione è in aumento e bisogna aspettarsi livelli ancora più alti di questi numeri. Si esce per la strada e si vedono poche persone, poche auto. Molti passanti indossano guanti e mascherine e davanti alle farmacie e ai supermercati c’è la fila per gli approvvigionamenti di cibo e medicinali. Insomma viviamo tempi che non immaginavamo davvero di vivere e ce ne stiamo tristemente facendo una ragione.
Il presidio Morgagni sorge nel cuore della Barriera, un quartiere normalmente affollato di gente, mercati, negozi. Oggi tutto questo alla Barriera non si vede più. Ma, come ha sottolineato il presidente onorario della casa di cura Morgagni, il prof. Salvatore Castorina, in un testo pubblicato anche su questo nostro sito, per dipendenti e pazienti della casa di cura la vita continua. Ai malati viene riservata la consueta attenzione, medici e infermieri agiscono nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. Si osserva correttamente che la vita di un malato oncologico non vale meno della vita di un malato di coronavirus. E, diciamo noi, ci mancherebbe altro.
La stessa cosa avviene nell’altro presidio del gruppo Morgagni, il Centro Cuore di Pedara. Anche qui medici e infermieri continuano il loro lavoro con l’attenzione e la professionalità di sempre, al servizio di pazienti cardiologici che di certo non hanno vita semplice, dopo infarti o interventi a cuore aperto.
Insomma, si vive fra paura e voglia di normalità. La cosa che forse spaventa di più è che mancano le prospettive della fine di questa amergenza. Non si sa quando e come il virus Covid-19 verrà sconfitto. Ma come si diceva prima la vita continua e la sofferenza non deve prevalere sui tanti valori che hanno caratterizzato la nostra società. Ottimismo e speranza non sono valori ma ci assomigliano molto e noi li prendiamo a modello in questi giorni di titubanze e incertezze.
GIGI MACCHI
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