Quest’anno più che mai ci sentiamo onorati nel celebrare, oggi 12 maggio, in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere, la figura professionale dei Dottori in Infermieristica. I valori delle professioni infermieristiche, sono da sempre in linea con quello che la società moderna sta sempre più richiedendo: il rispetto della persona assistita. Il tema 2021 scelto dall’ ICN International Council of Nurses e promosso dalla FNOPI Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche è “Una voce che guida: Una vision per il futuro dell’assistenza sanitaria”. Nel 2021, si vuole mostrare come l’infermieristica guarderà al futuro e come la professione trasformerà la prossima fase dell’assistenza sanitaria. Abbiamo intervistato Carmelo Monteleone e Andrea Asero infermieri del Policlinico Morgagni di Catania.
Carmelo Monteleone Coordinatore Dottori Infermieri del Policlinico Morgagni
Quanto è cambiato il ruolo dell’Infermiere negli ultimi anni e perché?
Il ruolo degli Infermieri negli ultimi anni ha subito un notevole cambiamento. Se prima, infatti, questa figura era correlata più ad un ruolo di tipo assistenziale, oggi è parte integrante del processo di cura del paziente, che comprende l’assistenza quotidiana, il mettere in pratica il trattamento medico prefissato ed altresì, in modo particolare negli ultimi tempi, il riconoscimento di variazioni del quadro clinico potenzialmente gravi. Alla base di un adeguato trattamento sanitario sono fondamentali sia le capacità tecniche, che le conoscenze scientifiche ed oggi, a questa classe di professionisti della salute, si richiede, infatti, un continuo aggiornamento delle proprie competenze al fine di erogare una prestazione adeguata all’evoluzione scientifica e tecnologica. L’infermiere si pone come interfaccia tra il paziente ed il trattamento terapeutico a cui è sottoposto, pertanto, il rapporto infermiere-paziente gioca un ruolo fondamentale, non solo nel raggiungimento dell’obiettivo terapeutico, ma anche nello stato psicologico col quale il paziente affronta la propria malattia, specialmente in caso di malattia grave. La qualità delle prestazioni offerte nell’ambito sanitario, sia dal punto di vista tecnico, che dal punto di vista del gradimento percepito dagli utenti, non può prescindere dal livello tecnico-formativo della classe infermieristica, sulla quale è necessario investire al fine di raggiungere gli standard qualitativi richiesti.
La Morgagni investe molto sulla formazione dell’Infermiere e per il futuro sta progettando nuovi corsi ECM. Quanto è importante la formazione continua?
I corsi di formazione post-base sono molto importanti per la figura del Dottore in Infermieristica e rappresentano anche un obbligo. È necessario raggiungere 150 crediti ECM nel triennio di riferimento, con la possibilità di seguire sia corsi tradizionali teorici o teorico-pratici, sia corsi cosiddetti “a distanza”, che mai come in quest’ultimo anno pandemico si sono dimostrati molto utili. Con la partecipazione a tali corsi di formazione è possibile ampliare ed aggiornare la propria conoscenza, stando al passo con la continua evoluzione scientifica e tecnologica, in modo da poter erogare un’assistenza mirata.
Qual è stata l’esperienza che l’ha segnata di più, specialmente in questo periodo?
In questo periodo ci siamo ritrovati ad affrontare un evento straordinario che ha molto segnato tutta la nostra società. Tra le diverse difficoltà in ambito sanitario, una che sicuramente ha segnato profondamente i nostri pazienti e di conseguenza anche noi, è stata l’improvvisa perdita della possibilità di ricevere le visite dei propri parenti, con gli effetti che possiamo immaginare. Per tale motivo è stata istituita presso il Policlinico Morgagni la “visita virtuale”, tramite l’utilizzo di un tablet e della piattaforma Skype servizio a disposizione di tutti i pazienti. Vedere i parenti ed i pazienti scambiarsi sorrisi e lacrime, rivolgendosi al personale sanitario come unico punto di riferimento, è quello che, ai nostri occhi, ogni giorno ci sorprende e ci dà la carica per continuare fare del nostro meglio.
Come si pone l’infermiere nei confronti della malattia grave e della persona malata?
L’Infermiere è il responsabile unico della pianificazione e della gestione del processo assistenziale, si prende cura del paziente considerando un’ottica olistica, l’unicum psiche-soma, perché di fronte ad una persona che soffre fisicamente vi è anche una psiche da “curare”. In tal senso la figura dell’Infermiere non si limita solo all’esecuzione tecnica di un trattamento terapeutico, ma altresì si dedica al rapporto umano con il paziente, essendo in contatto quotidiano con quest’ultimo, si trova ad affrontare anche l’aspetto psicologico di tutte le problematiche legate ad una malattia grave che spesso presenta un esito incerto in termini, purtroppo, di aspettativa di vita.
Andrea Asero coordinatore infermieristico nel reparto di terapia intensiva del Policlinico Morgagni.
Sfide fisiche e psicologiche dei pazienti. La sua esperienza in terapia intensiva durante il COVID?
Pur non avendo, nella nostra struttura reparti Covid operanti, siamo stati un punto di riferimento per la Città di Catania e provincia, aderendo alla richiesta dell’Assessorato alla Sanità Regionale di dedicare posti letto di Terapia Intensiva ai pazienti critici per altre patologie e provenienti dalle aree critiche delle strutture Pubbliche, affichè le stesse potessero accogliere esclusivamente pazienti Covid-19. Ciò ha comportato un dispendio di energie e di risorse fisiche e psicologiche da parte di tutto il personale di Terapia Intensiva e del policlinico Morgagni che ha sempre supportato con tutti i presidi D.P.I disponibili e interventi mirati noi operatori nel fronteggiare un così delicato e drammatico momento storico sanitario. Mi preme fare una considerazione sulla professionalità, sull’impegno e sulla dedizione che il personale infermieristico di Terapia Intensiva ha mostrato nel prendersi cura di pazienti critici, in un periodo di pandemia , caratterizzato da monitoraggi continui, con il timore di essere coinvolti personalmente ma soprattutto di poter essere uno strumento involontario di contagio nei confronti di pazienti già fragili. A tal proposito tutto il personale Policlinico Morgagni ha aderito senza indugio alla campagna vaccinale certo che fosse l’unico e sicuro rimedio per sconfiggere la pandemia. Certo che il contatto con pazienti critici, intubati, sedati con diverse patologie aggravanti, che lontani dai propri cari affrontano la malattia ed hanno come supporto psicologico la figura dell’infermiere presente 24h su 24h al loro fianco, arricchisce me e i miei colleghi sia professionalmente ma soprattutto moralmente.
La vera sfida per i nostri pazienti infatti è rappresentata proprio dalla solitudine e la nostra è quella di garantire loro un apporto umano che li accompagni nella malattia e questo sia il senso alla scelta deontologica del nostro lavoro.
Che cos’è la terapia intensiva e come funziona?
La terapia intensiva è un reparto strutturato per le emergenze, fondamentali per mantenere in vita i pazienti che arrivano in ospedale in situazioni particolarmente critiche e rappresentano presidi di sicurezza che devono essere sempre disponibili in caso di emergenza, anche a fronte delle normali attività chirurgiche.
Le camere in cui avvengono i ricoveri devono essere ampie in quanto, oltre al personale sanitario, occorre accogliere le attrezzature necessarie a garantire l’assistenza continua dei pazienti. Al di là del letto, diverso da quelli che si vedono negli altri reparti (con sponde rimovibile, ruote e accesso sui quattro lati), nella stanza di un reparto di Terapia Intensiva non devono mai mancare il monitor multiparametrico per il controllo delle funzioni vitali, un ventilatore meccanico, le pompe per infondere i farmaci , le maschere per l’ossigeno, un sistema di aspirazione delle secrezioni bronchiali, un defibrillatore, un carrello per le emergenze, carrelli per la preparazione delle terapie, la macchina per la dialisi e le numerose testate letto provviste di ossigeno ecc.
La complessità del quadro clinico dei pazienti che vengono trattati nel nostro reparto e la presenza di tecnologie d’avanguardia richiede la presenza di personale sanitario altamente specializzato. Lo scopo della Terapia Intensiva è , infatti, quello di stabilizzare le funzioni vitali dei pazienti gravi, la cui vita è in pericolo immediato, e permettere il successivo trasferimento in reparti meno intensivi, ma specializzati nel trattamento della singola patologia. Il tutto avviene grazie ad un monitoraggio avanzato del paziente (7 giorni su 7, 24 ore su 24) e all’utilizzo di tecnologie che supportano in primo luogo le funzioni respiratorie e cardiocircolatorie.
Come ne escono gli infermieri sia da un punto di vista professionale che psicologico da questo grave periodo di pandemia?
Per fare una disamina realistica, dal punto di vista psicologico ne escono di sicuro provati, soprattutto dal profondo senso di impotenza causato da questa malattia e dai suoi tragici risvolti: come non pensare e ripensare a tutti i decessi in ogni ospedale, alle continue emergenze, ai turni massacranti che lasciano in secondo piano il rischio della propria vita, ai numerosi contagi fra il personale sanitario. Di certo però dal punto di vista professionale gli infermieri ne escono rafforzati per essere stati la colonna portante nell’assistenza a questi malati covid fino alla fine.
#IND2021 @ICNurses
Intervista a cura di Emilia Campanile
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