L’intervista – Andrea Asero

19 Ottobre 2018

L’intervista – Andrea Asero

Essere caposala in una struttura sanitaria importante come la Morgagni. Un ruolo da assolvere con competenza e professionalità, nel rispetto del paziente, dei suoi familiari, e del gruppo medico e paramedico. Ruolo assolto da quasi un ventennio anche da Andrea Asero, caposala nel reparto di terapia intensiva, felice del suo lavoro, soddisfatto per il rilievo assunto soprattutto negli ultimi anni, in simbiosi con il team di cui fa parte. Andrea Asero è il nostro intervistato di turno.

 

Asero, da quanti anni alla Morgagni?

 “Dal 2001, dunque da ben diciassette anni. Qui alla Morgagni ho trovato non solo il lavoro ma la possibilità di dare un senso autentico alla mia vita. Sono soddisfatto di quello che sono riuscito a costruire in questi anni, ho un ottimo rapporto con i medici, gli infermieri, i colleghi. La nostra è una vera famiglia. Ognuno di noi lavora nell’interesse supremo del malato, ogni attimo delle sue ore di lavoro è dedicato a questo rapporto. E capite bene quanto in terapia intensiva questo rapporto sia delicato e carico di responsabilità”.

 

Come è arrivato nel gruppo Morgagni?

Nella maniera più semplice, ho fatto domanda di assunzione e la domanda è stata accolta. Erano anni decisamente più agevoli nel mondo del lavoro. Ho cominciato come turnista. Dal 2007 sono caposala in terapia intensiva. L’ho detto prima, lo ripeto: sono stati anni impegnativi, duri, ma esaltanti. Io amo davvero questo lavoro”.

 

Qual è esattamente il ruolo del caposala?

“L’organizzazione del lavoro in senso pratico, l’organizzazione dei turni, il rapporto costante con la direzione aziendale per la segnalazione delle problematiche che in un ambiente di lavoro ci sono sempre. Nel nostro reparto, oltre al personale sanitario, operano ben quindici infermieri, dunque c’è un bel volume di traffico da regolare. Ma tutto avviene con semplicità. Il gruppo Morgagni, la casa di cura di Catania e il Centro Cuore di Pedara dove ho anche lavorato per qualche anno, offrono un servizio al top della qualità, e questo ci è riconosciuto dai pazienti e dai loro familiari. Ecco, anche questo è un compito dei caposala, il rapporto con i parenti dei malati che giustamente chiedono sempre delle condizioni dei ricoverati e ai quali vanno date risposte certe e sincere”.

 

Dedica molto tempo allo sport. E alla famiglia?

“Sono molto attento ai bisogni di mia moglie e dei miei due figli, due maschietti, ancora piccoli ma con esigenze in costante aumento. Quanto allo sport è da sempre al centro della mia vita: basket, pallavolo e atletica in particolare. L’ho praticato anche da professionista con buoni risultati. Oggi l’agonismo è parte integrante della mia vita, mi tuffo nello sport ogni volta che posso…”

 

GIGI MACCHI

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